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Ottavio Bottechia: Gemona festeggia i cent’anni dalla vittoria del Tour de France

      Nel mondo dello sport, ci sono storie che resistono al passare del tempo, trasformandosi in vere e proprie leggende.

      Una di queste è quella di Ottavio Bottecchia, il ciclista italiano che nel lontano 1924 conquistò la vittoria al Tour de France, diventando il primo italiano a riuscirci.
      Quest’anno celebriamo il centenario di questa straordinaria impresa e ripercorriamo la vita e le gesta di questo campione intramontabile, che continua a ispirare generazioni di ciclisti e appassionati di sport.

      Gemona omaggia la leggenda del ciclismo: un percorso espositivo e la proiezione di un docufilm

      “Perseverai, resistetti. Soprattutto volli.”

      Un percorso espositivo che attraverserà il centro storico di Gemona, visitabile gratuitamente fino al 29 settembre 2024 e che narrerà la carriera e i successi di Bottecchia.

      “Ottavio Bottecchia, el furlan de fero”

      Per celebrare il ciclista, Raisport, in collaborazione con la Cineteca del Friuli, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio del Comune di Gemona del Friuli, ha realizzato il docufilm “Ottavio Bottecchia, el furlan de fero” (il friulano di ferro).

      Scritto e diretto dal giornalista Franco Bortuzzo, montato da Luca Zanoli e narrato da Francesco Pancani, il film, uno Speciale della rubrica Radiocorsa della durata di 60 minuti, racconta la straordinaria storia sportiva e umana del grande ciclista veneto-friulano.
      Attraverso le testimonianze di una trentina di esperti, fra cui storici, giornalisti, scrittori, ciclisti e attori, e anche dei parenti di Bottecchia, compreso il nipote diretto Ottavio Bernardi che si esprime pubblicamente per la prima volta sulla figura del nonno, il documentario offre uno sguardo approfondito sulla vita del campione.

      Il film è arricchito da circa dieci minuti di immagini originali dei Tour de France dal 1923 al 1926, provenienti dagli archivi francesi della Gaumont Pathé, che ci mostrano Bottecchia in azione con il suo stile unico e ci trasportano nel mondo del ciclismo di un secolo fa. Infine, viene esaminata la misteriosa fine del ciclista avvenuta nel 1927, a soli 33 anni, in un incidente il cui racconto si basa sui documenti più recenti e sui libri pubblicati di recente.

      Per maggiori informazioni sugli eventi visita la pagina dedicata.

      Pedalando tra storia e natura: Il percorso di Bottecchia, dei grifoni e delle risorgive

      Un percorso bike dedicato al leggendario Ottavio Bottecchia, che combina natura incontaminata, storia ciclistica e delizie culinarie.

      Un affascinante itinerario, caratterizzato da un dislivello minimo, perfetto sia per gli appassionati di gravel in cerca di avventura, sia per chi preferisce un’escursione rilassata con una bici da trekking.

      Il tragitto offre l’opportunità di esplorare la splendida riserva naturale del lago di Cornino, dove si possono ammirare i maestosi grifoni in volo, a poca distanza dalle sponde del fiume Tagliamento.
      Continuando, si raggiunge San Daniele del Friuli, rinomata per il suo prelibato prosciutto, ideale per una sosta gourmet.


      Ottavio Bottecchia e la passione di una vita: la bicicletta

      Nato il 1º agosto 1894 a San Martino di Colle Umberto, nel cuore della provincia di Treviso, Ottavio Bottecchia trascorre la sua infanzia in una famiglia contadina. Crescendo tra le campagne sviluppa fin da giovane un amore innato per la bicicletta, utilizzando spesso la sua bici per aiutare la famiglia nei lavori agricoli.

      All’età di 21 anni, Ottavio si arruola nell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale. Il suo coraggio e la sua abilità nel ciclismo non passano inosservati, e presto viene inquadrato come caporale nel 6º battaglione bersaglieri ciclisti.

      Gli inizi di una grande carriera

      Dopo la fine della guerra nel 1920, Ottavio inizia a competere nelle corse ciclistiche dilettantistiche con l’Unione Sportiva Pordenonese. Durante una di queste gare, attira l’attenzione degli emissari di Luigi Ganna, primo vincitore del Giro d’Italia, che lo reclutano nella loro formazione, la Ganna-Dunlop.

      Nel 1922, all’età di 27 anni, Bottecchia diventa ciclista professionista e conclude ottavo al Giro di Lombardia.

      La Vittoria epica di Ottavio Bottecchia al Tour de France

      Poche settimane dopo il Giro 1923 viene ingaggiato dalla formazione francese Automoto su segnalazione di un “reclutatore”, un giornalista italiano, tal Borella, per partecipare al Tour de France: nonostante parta come gregario, Bottecchia indossa la maglia gialla per sei tappe, diventando così il primo italiano a farlo, e si classifica secondo, battuto solo dal compagno di squadra Henri Pélissier.

      È la svolta: nei due anni successivi Ottavio Bottecchia si afferma come un forte fondista, scalatore e passista. Vince in modo dominante sia il Tour de France del 1924 che quello del 1925, diventando un eroe in Francia.

      Il Tour del 1924, lungo oltre 5.000 chilometri, mette alla prova la resistenza e la determinazione dei corridori come mai prima d’ora: Bottecchia si impone fin dalle prime tappe come uno dei protagonisti della corsa.

      Le strade polverose e dissestate della Francia non intimidiscono Bottecchia che, con il suo stile elegante e potente, unito a una resistenza fisica straordinaria, lo porta a conquistare la maglia gialla, simbolo di leadership nella corsa più prestigiosa del mondo.

      La tappa decisiva arriva sulle strade della penultima tappa, quando Bottecchia affronta una salita impegnativa che determinerà il vincitore: con una grinta incredibile, pedala con determinazione verso la vetta, lasciando i suoi rivali a distanza e guadagnandosi un vantaggio decisivo.

      Attraversando il traguardo, Ottavio Bottecchia entra nella storia come il primo italiano a vincere il Tour de France.
      La sua vittoria è celebrata in tutta Italia come un trionfo nazionale, un momento di orgoglio e gioia per l’intero Paese.

      Gemona, 15 giugno 1927

      Il 3 giugno 1927, Ottavio Bottecchia si sveglia alle 5 del mattino, pronto ad affrontare la giornata come un torero sfida il suo destino nell’arena. È infastidito, poiché il suo fido compagno di allenamento, Alfonso Piccin, ha deciso di non accompagnarlo quel giorno per dedicarsi alla fidanzata.
      Alla ricerca di compagnia, Ottavio passa da Cordenons a trovare Riccardo Zille, occupato con le buste paga dei suoi operai, ma invano cerca di persuaderlo per un pranzo a Gemona. Anche Luigi Maniago, impegnato a imbiancare una casa ad Arzene, non può unirsi a lui in bicicletta.

      Rimasto solo, Ottavio si trova sulla strada tra Cornino e Peonis, dove viene trovato da due contadini in uno stato grave, coperto di sangue che sgorga da orecchie e naso. Nonostante le ferite, è ancora vivo e viene trasportato all’osteria da Bepo, dove viene chiamato il parroco per l’estrema unzione e l’ostetrica-infermiera Minina. Poi viene portato in ospedale a Gemona.

      Muore dopo dodici giorni, il 15 giugno: il funerale si svolge il 17 giugno a Gemona, con la bara avvolta dal tricolore, scortata dalle guardie municipali e salutata da un’imponente folla.