Il Modello Friuli e terremoto del 1976.
Gemona del Friuli tra distruzione, ricostruzione e rinascita in un itinerario emozionale che comprende 26 siti.
Il 1976 con i terremoti di maggio e di settembre ha segnato drammaticamente la storia recente di Gemona del Friuli e di Venzone: le tante vittime, i due magnifici centri storici medioevali devastati, i tessuti sociale ed economico distrutti.
Alla terribile distruzione ha fatto seguito un’incredibile opera di ricostruzione, che ha permesso di scrivere una delle più belle pagine della storia millenaria delle due cittadine, che hanno trovato nelle proprie profonde radici la forza di risollevarsi coralmente.
Una ricostruzione riuscita
Gemona e Venzone sono così rinate: grazie ad un recupero esemplare per partecipazione di popolo e operato delle Istituzioni, conosciuto nel mondo come “Modello Friuli”, un miracolo che ha visto protagonisti tutti i 137 Comuni del cratere del terremoto.
Oggi Gemona e Venzone si presentano come esempio e modello di una “ricostruzione riuscita”, che ti invitiamo a conoscere attraverso una visita e dei percorsi tematici ”emozionali”.
Dalle scelte della popolazione e a quelle delle Istituzioni, dalle diverse esperienze amministrative alle metodologie adottate, dalla ricostruzione al restauro per anastilosi, è possibile per tutti conoscere e rivivere questo percorso, che ha visto protagonista il tenace popolo friulano.
Percorso di visita "1976 - Frammenti di Memoria”
Esiste un percorso di visita di Gemona del Friuli che si sviluppa anche attraverso un’esperienza e un itinerario “emozionale” per conoscere la storia della rinascita della cittadina dopo il terremoto del 1976. Il visitatore è accompagnato lungo percorsi conoscitivi alternativi, visitando mostre, esposizioni fotografiche e siti simbolici e significativi.
Percorso fotografico a pannelli “Frammenti di Memoria”
Si snoda su 26 siti, che potrebbero essere definiti i “luoghi della memoria”: presenta i più rilevanti edifici, scorci e angoli della città, mostrandone le immagini prima del terremoto e subito dopo la distruzione causata dal sisma, mentre l’opera di ricostruzione è davanti agli occhi del visitatore, che può così comprendere, comparare e verificare le diverse tipologie e metodi di ricostruzione, nonché l’immane lavoro svolto per far rivivere la città.
Mostra fotografica permanente sul terremoto " 1976 Frammenti di Memoria"
via bini 26 - centro storico
Una serie di istantanee, provenienti dagli archivi di alcuni fotografi locali e nazionali, assieme a testi, testimonianze e filmati, narrano per immagini la storia del sisma del 6 maggio e della ricostruzione, con l’obiettivo di «conservare la memoria» del terremoto e far emergere «la drammaticità dell’evento e la forza di un popolo di risollevarsi dalla polvere».
ORARI
Periodo invernale
Martedì-Domenica: 10.00-18.00
Lunedì chiuso
Periodo estivo:
tutti i giorni 9.30-19.00
In occasione di Tempus Est Jocundum 2024, da venerdì 2 a lunedì 5 agosto la mostra rimarrà aperta fino alle ore 23.30
Chiesa della Beata Vergine delle Grazie
Simbolo del terremoto e della distruzione, con l’imponente gradinata, i cui resti (fine XV secolo) sono stati sistemati a parco lapideo con il recupero del portale, di parti della facciata e dei muri perimetrali.
La chiesa era detta “la piccola pinacoteca di Gemona” in quanto ospitava importanti opere pittoriche, alcune delle quali ora esposte al Museo Civico di Palazzo Elti.
Porta monumentale della loggia del Municipio
L’artista gemonese Ercole Emidio Casolo ha realizzato la “Porta della memoria” creando delle tavole bronzee nel 2006, in occasione del trentesimo anniversario del terremoto che nel 1976 colpì il Friuli. Gemona del Friuli divenne tristemente nota in tutto il mondo come la “capitale” del terremoto e oggi è esempio di resilizienza e modello di una “ricostruzione riuscita”, grazie ad un recupero esemplare per partecipazione di popolo e operato delle Istituzioni, conosciuto nel mondo come “Modello Friuli”.
Ercole Casolo, anche storico e profondo conoscitore degli eventi della città, è riuscito in quattro formelle, otto diciture e otto paraste, a narrare una storia lunga dieci anni, che ci racconta con dovizia di particolari artistici la successione dei fatti: dalla distruzione alla ricostruzione.
La scelta di collocare l’opera nella loggia del Municipio è ovviamente simbolica: una porta che conduce alla Sala Consiliare del Comune di Gemona, luogo di “regia” per la ricostruzione gemonese, che è anche la porta che attraversano tutti per entrare in quella che è la “casa” della comunità.
Per un ricordo alla vittime, nel cimitero della città si trova il Memoriale realizzato dagli architetti Gianpaolo Della Marina e Marzia Di Doi, opera simbolicamente evocativa, impreziosita dalla struggente poesia del compianto cittadino gemonese ltalo Calligaris.
“Fu una notte di maggio”
Fu una notte
di maggio
a sradicarci
e giacque
quel che fummo
sotto un manto
malfermo
di detriti,
ma ci ritennero
vivi
pur se spenti
alla lacrima amica
ed all’abbraccio