Troi dai Cincent
Anello del Glemine
Rocce uniche e panorami mozzafiato
- partenza: Gemona, 270m - CAI 716
- lunghezza: 6Km
- dislivello: 500m
- durata: 3h 00m
- Il nome Troi dai Cincent deriva dalla paga di 500 lire degli operai costruttori
- Tra pini, carpini e noccioli, da non perdere le fioriture primaverili del ciliegio canino.
- Le rocce uniche dell’alta Carnia intorno al Troi dai Cincent
- Il carsismo del monte Glemine
Usciti dal centro di Gemona da Porta Udine, si procede in leggera discesa lungo la provinciale per Artegna. Appena superata la galleria paramassi, sottostante la parete rocciosa del Glemine, si lascia la strada principale e si percorre per pochi metri la strada in direzione di Montenars. Successivamente si imbocca sulla sinistra la mulattiera sul sentiero del CAI 716 che risale le pendici del monte.
Il nome Troi dai Cincent deriva dalla paga di 500 lire degli operai costruttori
Il tracciato, conosciuto localmente come “Troi dai Cinccent”, venne allargato e raddrizzato nel periodo compreso tra le due guerre mondiali. Il pendio fu invece consolidato nel 1956 mediante un rimboschimento a pino nero e pino silvestre. Il nome curioso ha origine della paga di 500 lire giornaliere percepite dagli operai che presero parte ai lavori.
Tra pini, carpini e noccioli, da non perdere le fioriture primaverili del ciliegio canino.
I popolamenti artificiali con il pino nero e il pino silvestre, sono stati in gran parte sostituiti naturalmente da una boscaglia termofila a orniello e carpino nero a cui si accompagnano molti noccioli, sorbi montani e, sui suoli più profondi, la roverella. Là dove maggiormente è in atto il dinamismo determinato dal continuo apporto di detriti staccatisi dalle falde sovrastanti per effetto dell’azione gelo-disgelo e anche degli eventi sismici, la boscaglia si fa più rada e alle specie già citate si aggiunge il ciliegio canino, la cui vistosa fioritura all’inizio della primavera ingentilisce questi ambienti severi.
Le rocce uniche dell’alta Carnia intorno al Troi dai Cincent
Muovendosi lungo il percorso che mantiene una pendenza abbastanza sostenuta, si possono osservare dei ciottoli di roccia scistosa e arenacea, la cui natura è molto diversa dalle rocce che affiorano nella zona. Si tratta dei litotipi esclusivi dell’alta Carnia, trasportati fin qui dal ghiacciaio del Tagliamento. Superato con un paio di tornanti di un tratto impervio, si incontra un cumulo detritico che costituisce la sommità delle morena laterale del ghiacciaio e ne indica la massima altitudine raggiunta. In questo punto la mulattiera presenta una biforcazione: si prosegue svoltando a sinistra lungo il sentiero chiamato Troi di Miec, sentiero di mezzo.
Foto di Igor Cigliani
Il carsismo del monte Glemine
Al termine del Troi dai Cincent, si prosegue a sinistra lungo un bellissimo e panoramico sentiero chiamato il Troi di Miec (sentiero di mezzo). Lungo questo tratto e fino poi in cima al monte Glemine, si possono incontrare numerose tracce di carsismo. Si tratta di è un fenomeno per cui l’acqua può dissolvere le rocce composte in abbondanza da carbonato di calcio, ovvero le cosiddette rocce calcaree. Oltre ai numerosi segni superficiali, come scannellature e vaschette di corrosione, nella zona ci sono anche fenomeni di carsismo ipogeo (o sotterraneo). Il più celebre è sicuramente la sorgente del Rio Glemineit, una cavità sotterranea che nei periodi fortemente piovosi si riempie e crea una spettacolare cascata che si getta in prossimità del Lavadôr di Godo.
Il Glemineit - Foto di Paolo Garofalo