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Pier Paolo Pasolini. A Gemona per la prima volta tutti i manifesti dei film.

    Fino al 10 aprile prossimo nelle sale delle ex carceri del Castello di Gemona del Friuli è ospitata la mostra “PPP 100. Il cinema di Pasolini visto dai manifesti” realizzata dal Comune di Gemona con la Cineteca del Friuli e il sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia.

    «Egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.»

    | Alberto Moravia |
    Un poeta e narratore che ha segnato un’epoca”

    “PPP 100. Il cinema di Pasolini visto dai manifesti”: perché è una mostra speciale e da non perdere?

    La mostra “PPP 100. Il cinema di Pasolini visto dai manifesti” si visita fino al 10 aprile prossimo nel Castello di Gemona del Friuli. Inaugurata lo scorso dicembre, è l’omaggio della cittadina friulana alla figura di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Ostia, 2 novembre 1975) grande artista e intellettuale che a lungo visse nella nostra terra. Raccoglie per la prima volta alcuni dei materiali originali utilizzati per promuovere la cinematografia pasoliniana: manifesti in vario formato e fotobuste di tutti i film da lui diretti e di quelli a cui partecipò in qualità̀ di sceneggiatore, autore dei dialoghi o interprete. Molti materiali – restaurati per l’occasione dal Centro Studi e Restauro di Gorizia con il contributo della Fondazione Friuli – provengono dagli archivi de La Cineteca del Friuli di Gemona, in particolare dal Fondo Gianni Da Campo, regista, storico e collezionista di Venezia scomparso nel 2014, che aveva ceduto i materiali alla Cineteca. A questi si aggiungono i soggetti prestati dall’Associazione Culturale Cinemazero e le riproduzioni digitali di manifesti di film conservate al George Eastman Museum, il più antico museo dedicato alla fotografia e uno dei più antichi archivi cinematografici al mondo. L’illustrazione principale della mostra è opera dell’illustratore friulano di nascita e internazionale di fama e formazione, Emanuele Barison.

    Manifesti e fotobuste: illustratori, fotografi e artisti firmano i film di Pasolini che amò l’arte di Giotto e dei manieristi.

    Tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, i manifesti pubblicitari erano parte integrante della promozione cinematografica e spesso vantavano firme prestigiose. Per i manifesti dei film di Pasolini operarono noti illustratori come Carlantonio Longi, Enrico De Seta, Roberto (Bob) De Seta, Angelo Cesselon, fotografi specializzati nelle foto di scena come Mario Tursi e talvolta anche pittori famosi a cui si chiedeva di prestare il proprio talento per illustrare il cinema.

    Accanto ai manifesti troviamo anche le poco conosciute fotobuste: trailer fotografici in carta o cartoncino che mostravano in anteprima alcune scene dei film, oggi appartenenti a un mondo passato che interessa i collezionisti.

    Pier Paolo Pasolini – probabilmente l’artista più fotografato del Novecento – ha avuto nell’approccio alle creazioni cinematografiche una chiara matrice figurativa: dichiarate sono le citazioni alla pittura trecentesca di Masaccio e Giotto riportate nel romanzo Mamma Roma e ai manieristi di fine Cinquecento come Pontormo e Rosso Fiorentino conosciuti attraverso La Maniera Italiana di Giuliano Briganti (1961). Non dimentichiamo che la formazione bolognese dell’autore avvenne sotto la guida del grande storico dell’arte Roberto Longhi.

    «Il mio gusto cinematografico non è di origine cinematografica, ma figurativa. Quello che io ho in testa come campo visivo, sono gli affreschi di Massaccio, di Giotto, che sono i pittori che amo di più, assieme a certi manieristi (ad esempio, il Pontormo)».

    | Pier Paolo Pasolini |
    Mamma Roma, Milano, Rizzoli. 1962

    La mostra di Pasolini e La Cineteca del Friuli

    La presenza a Gemona della Cineteca del Friuli ha avuto un ruolo di primo piano nella scelta del tema della mostra “PPP 100. Il cinema di Pasolini visto dai manifesti”  che riguarda appunto il cinema di Pasolini, scrittore, poeta, regista che visse a lungo in Friuli. Grazie a una certosina attività di ricerca, la mostra gemonese propone in ordine cronologico: Pasolini sceneggiatore e attore (1954-1967); dal debutto alla regia con Accattone al Vangelo secondo Matteo (1961-1964); la fase del “cinema d’élite”: da Uccellacci e uccellini a Medea (1966-1969); la trilogia della vita (Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle mille e una notte) e Salò (1971-1975).

    Oltre ai manifesti, altri importanti cimeli arricchiscono l’esposizione. Da non perdere uno dei costumi originali disegnati dal grande costumista premio Oscar Piero Tosi e indossati da Maria Callas nel film Medea, girato in parte in Friuli, nella laguna di Grado, e concessi dalla storica Sartoria Tirelli di Roma.

    L’impegno culturale di Gemona del Friuli anche nella mostra di Pasolini

    L’inedita esposizione di Gemona è parte di un più ampio progetto della cittadina friulana, da qualche tempo sempre più attenta a valorizzare il territorio e le sue peculiarità in chiave culturale e turistica.

    La mostra a cura di Luciano De Giusti e Piero Colussi con l’allestimento di Nicole Pravisani e Ivan Marin è parte integrante del progetto “Pasolini e l’arte del manifesto cinematografico. Dal Friuli alla Cinecittà di Peressutti …e oltre” che vede anche la partecipazione di Cinecittà, il cui progettista, insieme a Gino Roncoroni, è stato l’illustre architetto gemonese Gino Peressutti; la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo; il Comune di Gorizia, il Comune di Artegna; il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, presente nella mostra di Gemona con una selezione di rari materiali video conservati nel suo archivio; l’associazione culturale Maravee; l’Istituto Isis Magrini-Marchetti di Gemona; il Gruppo Fotografico Gemonese e la pro loco Pro Glemona.

    Orari di visita

    venerdì: 14.30 > 18.00
    sabato / domenica: 10.00>12.30 – 14.30>18.00.
    Ultimo giorno di apertura lunedì 10 aprile 2023 (Lunedì dell’Angelo).
    INGRESSO LIBERO.

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